La nostra prima intervistata è Irene Ferrara, nata e cresciuta a Secondigliano, uno dei quartieri della periferia di Napoli. Dopo aver conseguito la laurea in ‘Scienze della Comunicazione’ presso l’Università degli Studi ‘Suor Orsola Benincasa’, Irene ha intrapreso la carriera di DJ, o come si descrive lei stessa, ‘Mast e fest’. “Durante l’università ho fatto uno stage in una radio nei pressi di Secondigliano. Mi dissi: ‘perché non provarci?’”. E così è iniziata una carriera nella musica e nell’organizzazione di eventi che l’ha portata a collaborare con diversi artisti di fama nazionale e internazionale, tra cui Snoop Dogg, Chris Brown, Planet Funk, Almamegretta e 99 Posse. La sua musica ha animato eventi di rilevanza internazionale. “La periferia mi ha portato davvero bene – ha detto – Sono nata a Secondigliano, lì ho incontrato la radio per la prima volta ed è da lì che è tutto iniziato”.
“Chiaramente, all’inizio, era visto come un lavoro precario, quindi mi dissero che dovevo viverlo come una passione. Era così anche per me, non era una vera forma di sostentamento”. La famiglia di Irene però comprese quella passione e la sua volontà di intraprendere una carriera nell’ambito musicale. “Penso che il mio ambiente sia uno dei più autentici – ha continuato dicendo – c’è molta meno competizione di quanta ce ne sia in molti altri lavori”.
“Secondigliano ha indubbiamente influenzato la mia vita, soprattutto sulla qualità dei rapporti che ho avuto – ha detto – A Secondigliano c’è un’altra aria, è casa, è famiglia. In periferia si sente che c’è voglia di fare squadra. Non sei mai solo”. Irene ha ricordato la sua infanzia a Secondigliano fatta di spensieratezza e sabati pomeriggi al cinema “quello con le poltrone scomode”. E poi il circolo di Rifondazione proprio di fronte casa. “Era per noi un ritrovo di amici – ricorda – scaricavamo musica perché a casa non avevamo nemmeno il computer. Lì condividevamo anche questo. Erano bei momenti”. Oggi non abita più lì, per esigenze lavorative si è spostata in centro, ma è lì che sono le sue radici. “Fortunatamente Secondigliano era sempre pieno di gente, semplicemente un quartiere di bordello e solo da lì potevo uscire”.
Guardando al suo quartiere oggi, Irene riconosce che è molto cambiato: tante cose sono migliorate e tante attività sono state aperte. “Torno spesso a Secondigliano perché parrucchiere e dentista non si cambiano mai – scherza – Lo trovo più sicuro e più vivo. Ci sono tante attività. I mezzi pubblici funzionano meglio e tra poco ci sarà anche un’altra metropolitana. La trovo vivibile, con prezzi abbordabili e c’è quel pezzo di umanità dai tempi calmi, come le signore che vanno a fare la spesa, che in centro non vedo. Anche io, per esempio, ora abito a un passo dal mare ma non lo vedo mai. Lo scorgo solo se sto andando a fare un’altra cosa.
“Trovarmi a stretto contatto con i miei idoli, tra tutti Cristina D’Avena, mi ha emozionato tantissimo- ha raccontato Irene, seduta sul divano di casa sua con le gambe incrociate – quegli episodi li ricordo con particolare emozione. Già solo per quello ho capito che ne valeva la pena”. E la sua casa è piena di piccoli oggetti, foto e ricordi, che raccontano la sua vita, la sua storia e le sue passioni.
“Forse mi sono autoisprata”, ha detto. Durante l’intervista ci ha raccontato di aver visto dei suoi video, nel pieno delle crisi esistenziali a fine percorso universitario, dove ballava e cantava e delle playlist da lei create e così ha deciso di buttarsi. Lo ha fatto poiché crede che “vivere per quello che sei portato a fare, quello che ti fa felice, è fondamentale”. Di certo, durante i nostri percorsi di studi o nella nostra carriera lavorativa, cerchiamo di ottenere successo, puntando sempre a raggiungere il massimo nel nostro campo. Ma che cos’è realmente il successo? Per Irene è “sicuramente essere una brava persona – ha aggiunto – svegliarsi e capire di star facendo le cose in maniera giusta per me, restare fedele a me stessa, senza ingannarmi. Il successo più grande è la serenità”.
Irene racconta di non avere un oggetto porta fortuna perché non è legata agli oggetti, ma di una cosa non può fare mai a meno: la pinza per i capelli. “Sono vanitosa ma mi piace scatenarmi in console, ed è per questo che con me non mancano mai un paio di pinze per i capelli”. Durante tutta l’intervista, come da noi richiesto, Irene ha disegnato su un foglio. Le abbiamo chiesto di rappresentare con un simbolo questo momento della sua vita. Lei ha disegnato un fiore. “Mi piace la natura, sono appassionata, sono anche vegetariana – ha spiegato – e poi per me rappresenta un ritorno alle origini. Tornare alle origini, intese come un ritorno alla semplicità, sarebbe una buona terapia per risolverci all’interno. È un augurio che faccio anche a me. Non è una cosa semplice”.
Irene Ferrara ci ha salutati con l’augurio di rivederci presto e di organizzare una serata al MOSS – Ecomuseo diffuso di Scampia: “Portiamo la musica dentro i musei, organizziamo una bella festa all’ecomuseo”. E noi saremmo felicissimi di scatenarci sulle sue note. La carriera di Irene Ferrara è solo una delle tante che vogliamo raccontarvi. Siamo già al lavoro per portarvi e raccontarvi altre storie di persone che ce l’hanno fatta. Persone di successo, ma un successo inteso proprio come lo descrive Irene: un successo che non è altro che la soddisfazione e l’onestà personale.